UN.I.A.K.S.  A.S.D.

UNione Italiana Amici Karate Shotokan-do       
                            Registro CONI n° 282360 - Affiliata CSEN n° 53927



Il termine karate è composto da due ideogrammi: kara che significa vuota e te che significa mano; il significato della parola karate è quindi mano vuota.

Il karate ha origini molto antiche, intorno al 520 d.c. infatti, il patriarca buddista Bodhidharma (conosciuto in Giappone come Daruma Taishi) si trasferì dall' India in Cina nel monastero di Shao Lin Su (Shorin Ji in giapponese), dove decise di alleviare la rigida disciplina imposta dalla religione inseggando tecniche di respirazione e ideando, per i suoi allievi, un metodo di addestramento fisico al fine di incrementarne la forza fisica e mentale gettando così le basi delle moderne arti marziali.

Questo metodo di allenamento si è poi sviluppato e perfezionato assumendo il nome di Shao Lin Su Kempo (in gapponese Shorin Ji Kempo).
Successivamente fu importato attraverso la Corea a Okinawa dove si mescolò alle tecniche di combattimento proprio delle isole.

Questo metodo di combattimento chiamato To-De (mano cinese) e ribattezzato poi in Okinawa-Te (mano di Okinawa) trovò il suo sviluppo quando, intorno al XVI secolo, durante l'occupazione cinese prima e quella giapponese poi, fu proibito il possesso di qualsiasi arma favorendo lo sviluppo di tecniche di combattimento e difesa personale.

Le tre principali località dove questo veniva praticato portarono a tre specifiche denominazioni:

    Naha-te (mani di Naha)
    Shun-te (mani di Shun)
    Tomari-te ( mani di Tomari)

Solo all'inizio di questo secolo però, grazie soprattutto a Gikin Funakoshi, il karate di Okinawa diventa Karate-do ed esportato al di fuori dell'isola.

Funakoshi, nato a Shuri nel 1869, presentò la prima volta il karate al pubblico giapponese nel 1922 quando professore presso l'università di Okinawa tenne una dimostrazione su richiesta del Ministero dell'Educazione.
Il pubblico ne rimase talmente impressionato che, il Maestro, fu letteralmente sommerso dalle richieste di insegnare a Tokyo.
Lì insegnò karate nelle varie università fino a quando, nel 1936, fondò lo stile Shotokan (dal nome del suo primo dojo) e nel 1955 la J.K.A. (Japan Karate Association) dove svolse il ruolo di capo istruttore.

Tale associazione fu riconosciuta dal Ministero dell'Educazione quando il Maestro era ormai morto, nel 1958.
Il Maestro Funakoshi amava insegnare il karate più che come semplice insieme di tecniche, come metodo filosofico capace di condizionare ogni manifestazione della vita umana, ponendo particolare attenzione sullo scopo principale di questa arte che è quello di coltivare lo spirito dell'umiltà.

Uno degli elementi determinanti di questo sistema di combattimento è quello di essere in grado di infliggere danni devastanti ad un avversario con un solo pugno o calcio, ma fin dall'inizio veniva posta maggior enfasi al piano spirituale piuttosto che a quello della semplice esecuzione della tecnica.
Questa disciplina infonde al praticante una consapevolezza di quelle che sono le sue possibilità contribuendo a fargli raggiungere un equilibrio psichico e fisico.
Soltanto quando si è raggiunta la perfezione sia dell'aspetto spirituale, sia di quello fisico ci si può considerare iniziate al karate-do.
Lo stile shotokan fu il primo ad arrivare in Giappone; esso sintetizzava le antiche tecniche dell' Okinawa-Te con elementi tratti dal Judo e dall'Aikido fino ad ottenere tecniche leggere e fluttuanti, con spostamenti e attacchi lunghi e penetranti.

In questo stile è molto importante la perfezione della tecnica poichè si parte dal presupposto che una singola tecnica deve essere sufficiente a ridurre all'impotenza l'avversario.
Infatti, in una situazione in cui ci si trova a fronteggiare più avversari, potrebbe non esserci il tempo di portare più di una tecnica per ognuno di essi.

Fu lo stesso Funakoshi, inoltre, ad introdurre nel 1921 l'uso di una divisa (karate-gi 0 keikogi) composto da una giacca (uwagi ), da un paio di pantaloni (zubon) e da una cintura (obi) nella pratica del Karate confezionandola con le proprie mani con un pezzo di cotone bianco acquistato da un grossista.
Precedentemente non c'era una regola nel vestire; spesso si praticava in abiti da lavoro o con quelli di tutti i giorni, a torso nudo o con pantaloni corti.

Introdusse inoltre un sistema di gradi (colore della cintura) atto a stabilire una gerarchia funzione dell'esperienza e capacità tecnica;

Lo studio e l'insegnamento del karate si struttura su tre diversi filoni:

    Kihon
È l'apprendimento della tecnica e della conoscenza del prorpio corpo. Deve rappresentare una pratica costante per portare il karateka ad un continuo miglioramento del proprio stile, ad un sempre maggiore controllo del proprio corpo e dei propri limiti.

    Kata
Forme di combattimento simulato secondo una sequenza di tecniche stabilite, rappresentano l'essenza del Karate.
È grazie ad essi che possiamo godere di tutto ciò che è stato creato dai fondatori nel passato.
Il kata non è di facile comprensione per chi si avvicina alla pratica del Karate; la sua esecuzione infatti richiede grande concentrazione ed atteggiamento mentale dato che si richiede di portare tecniche con forza, velocità ed efficacia verso uno o più avversari immaginari.
La possibile applicazione reale della tecnica è non è codificata ed è quindi lasciata all'immaginazione del praticante.

    Kumite
Combattimento vero e proprio nel quale due avversari si attaccano e difendono a vicenda.
Ci sono diversi tipi di kumite (Formale: nel quale va rispettata la forma, es. kihon ippon, ju ippon e Libero: ju kumite). Nel kumite vanno sicuramente sviluppati (dando per scontati la conoscenza del proprio corpo e della tecnica) la valutazione della distanza, la velocità e la percezione di movimento dell'avversario al fine di attuare le necessarie contromisure.
Sono tutti aspetti che richiedono una costante pratica per poter essere acquisiti e migliorati.




 

  MAESTRI NEI RAGGRUPPAMENTI GIAPPONESI
SU


Ideogramma di karate
  DOJO KUN

La traduzione letterale significa regole del luogo in cui si pratica la Via. Si tratta di cinque principi che guidano
lo sviluppo fisico e spirituale del praticante nella ricerca del perfezionamento attraverso lo studio del karate.
SU
1. HITOTSU, JINKAKU KANSEI NI TSUTOMURU KOTO
     Cerca di perfezionare il carattere
2. HITOTSU, MAKOTO NO MICHI O MAMORU KOTO
     Percorri la via della sincerità
3. HITOTSU, DORYOKU NO SEISHIN O YASHINAU KOTO
&     Rafforza instancabilmente lo spirito
4. HITOTSU, REIGI O OMONZURU KOTO
     Osserva un comportamento impeccabile
5. HITOTSU, KEKKI NO YU O IMASHIMURU KOTO
     Astieniti dalla violenza e acquisisci autocontrollo